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sabato 6 dicembre 2014

La schiaccia

Non molto tempo fa leggevo sul blog di Chiara un post nel quale mi sono riconosciuta molto e che inizia così: "Spesso mi sento come se non facessi niente se non riesco fare tutto". 
Vero. Vero almeno per me, che in effetti mi sento proprio così abbastanza spesso. 
La riflessione è incentrata sul famoso multitasking, a cui pare dovremmo essere tutti votati al giorno d'oggi e che Chiara affronta dal punto di vista femminile. E' possibile essere una madre amorevole, presente e attenta, una lavoratrice inappuntabile, un'impeccabile padrona di casa e naturalmente anche una donna piacente, che ha cura di sé, del proprio aspetto, della propria salute, che quindi trova il tempo necessario per allenarsi con perseveranza, ma non trascura nemmeno il proprio intelletto e dunque legge, approfondisce, studia, si interessa e magari, dopo tutto questo, ha ancora tempo e voglia per uscire?  
La risposta è NO.  
NOOOOO! Rincaro.
Perciò, prosegue saggiamente Chiara, bisogna: 
a) prenderne atto e darsi pace;
b) smettere di pensare di poter fare tutto da sole e quindi non aver paura di collaborare, delegare, chiedere aiuto agli altri; 
c) rallentare, essere più clementi e realiste verso i propri limiti, dandosi obiettivi più piccoli da perseguire però con costanza;  
d) tenere le proprie cose (e, aggiungo io, i propri pensieri) in ordine, cosa che aiuterà a ottimizzare le risorse di cui disponiamo.
Infine, conclude, la cosa forse più importante, consiste nel fermarsi un attimo e, ogni tanto, darsi una rincuorante pacca sulle spalle. Così, tanto per ricordare a noi stesse che nonostante tutto, siamo state brave.





Sacrosante verità certo, come non essere d'accordo. Eppure io, sebbene ne sia consapevole da tempo, non le ho ancora metabolizzate. Mi ostino. Ancora penso che se mi impegno sul serio posso farcela a fare tutto, a essere tutto, anche se so che non è vero. Ne ho le prove.

Poi, ci sono quelle persone che sembrano smentire quanto appena detto sopra, poiché a quanto pare non solo riescono a fare tutto, ma sanno farlo anche molto bene. Probabilmente una di queste è Csaba della Zorza, proprio lei, la Csaba della pavlova, la prima ricetta che ho postato. Lo scorso giovedì 27 novembre sono andata alla presentazione del suo libro Around Florence. Qualche giorno prima avevo scoperto per caso da Facebook che sarebbe stata a due passi dal mio ufficio in un orario conciliabile col mio lavoro, era un'occasione imperdibile. L'appuntamento era allo storico negozio della Richard Ginori in centro a Firenze, un luogo quasi signorile, recentemente ristrutturato, scrigno di cose bellissime, in cui stranamente non mi sono sentita a disagio come mi capita a volte in certi ambienti, forse perché con questi splendidi oggetti ho un po' di familiarità. La manifattura dove tutto ha avuto origine nel 1735 si trova a pochi passi dalla casa dei miei nonni, che possedevano alcune ceramiche e un servito "buono" della Richard, su cui ancora oggi pranziamo ogni Natale; perciò questo posto mi ha fatto pensare alla mia famiglia e mi ha regalato una piacevole sensazione







Quando vedo Csaba, penso per prima cosa che la sua immagine "reale" non tradisce affatto quella -si potrebbe pensare- più patinata e artefatta che incontri in rete, sulle riviste o in televisione, anzi. 



E' una bella donna, elegante, raffinata, preparata, che ci parla del suo amore per la Toscana, terra dei suoi nonni materni, in cui ha passato le sue estati di bambina e dell'impronta indelebile che questi ricordi le hanno lasciato nel cuore e forse anche nel palato. Racconta di come tutto il mondo ci invidi questa nostra terra e di come tante volte all'estero si identifichi la cucina italiana con quella toscana, dai gusti decisi, per nulla artificiosi, genuini, fatta di piatti semplici, spesso poveri, ma ricchi di sapore, forse fin troppo per chi non ci è cresciuto. 
Nel suo libro Csaba propone le sue ricette preferite, recuperate dalla memoria della tradizione culinaria della famiglia materna, o da quella delle famiglie degli amici toscani che gliele hanno raccontate e che lei ha reinterpretato per renderle -secondo il gusto e le esigenze contemporanee- più facili, veloci e leggere, ma anche più accattivanti, più belle, forse anche un po' più modaiole, insomma più glamPerché si sa la cucina toscana, così come la gente toscana, è una cucina di sostanza più che d'apparenza, ma nel mondo in cui viviamo l'apparenza non è certo un elemento trascurabile. 
Chissà cosa ne avrebbe pensato l'Artusi...

Il libro, intendo l'oggetto di per sé, è bellissimo e non ho potuto fare a meno di comprarlo. 





Tra le prime ricette che si incontrano, nel capitolo dedicato agli antipasti c'è la focaccia al rosmarino, che in realtà da noi generalmente si chiama schiaccia (o ciaccia, ciaccino...), anche quando è un po' più altina e morbida come in questo caso.



L'ho provata subito.

Si, perché la schiaccia è quotidiana, ma sempre golosa, è buona d'inverno e d'estate, piace a grandi e piccini, si lascia mangiare mentre cammini per strada e mettere su una tavola elegantemente apparecchiata, è buona ripiena, ma anche da sola, stuzzica l'appetito, ma basta anche come pasto se ne mangi un po' di più, è per uno e per tanti, è alla portata di tutti, è buona al mare, in montagna, in campagna e in città, va bene sempre e ovunque.
La schiaccia è casa: è il mio babbo che il sabato tornava dal forno con un sacchetto pieno, profumato e caldo, è mia mamma che ne prendeva poca per lasciarne di più a noi, sono i miei bimbi che la mangiano volentieri, è Coso che è ancora più felice di loro se la sforno. La schiaccia è un sorriso, una contesa per chi si prende l'ultimo pezzetto sulla tavola, è un boccone che ti fa stare subito meglio e per questo piace a tutti, se incontrate qualcuno a cui non piace, diffidatene!

Questa è la mia realizzazione della ricetta proposta nel libro di Csaba, che vi consiglio caldamente di provare e che riporto più in basso.


FOCACCIA ( schiaccia) AL ROSMARINO
1 TEGLIA, PER 8 PERSONE CIRCA (a casa mia basta per la metà!)

500 gr. farina bianca di grano tenero 
1 cucchiaino di sale fino
25 gr di lievito di birra fresco
300 ml di acqua tiepida
50 ml di olio extra vergine di oliva

rosmarino
sale in fiocchi
altro olio per la superficie e per il fondo

Il mio tocco*
50 gr olio extra vergine + 50 gr acqua + 5 gr sale fine


In una ciotola o su una spianatoia setaccia la farina con il sale e fai una fontana al centro. 
Sbriciola il lievito in una piccola brocca e coprilo con l'acqua tiepida, mescola e lascia riposare per qualche minuto. 
Versa l'acqua con il lievito sciolto al centro della fontana e inizia a impastare, poi aggiungi l'olio e impasta in modo più energico per circa 5 minuti, o fin quando avrai ottenuto una palla liscia e omogenea. Potrebbero essere necessari più acqua e/o più farina, l'impasto deve risultare elastico, ma non troppo appiccicoso. 
Infarina leggermente la superficie della palla dell'impasto, coprila con un canovaccio bagnato e lasciala riposare in un luogo caldo per 1 ora e mezzo circa (quando è freddo, puoi accendere il forno a 50° per 5-10' e poi spengerlo prima di riporvi l'impasto).
Trascorso questo tempo, prepara una placca da forno rettangolare, spennellala con dell'olio (io ho messo carta da forno più olio). Prendi l'impasto, sgonfialo con le mani, impastalo brevemente di nuovo e sistemalo sulla teglia, creando dei buchi con i polpastrelli, dove poi andrà l'olio in più per la superficie.
Copri ancora con il canovaccio e lascia lievitare altri 25 minuti.
Accendi il forno a 200°.
Irrora la superficie della focaccia con l'olio in più, sale in fiocchi, aghi di rosmarino.*
Inforna e cuoci per circa 25-30 minuti, o finche la superficie sarà dorata e gonfia.
Togli dal forno, lascia freddare per circa 15 minuti e poi taglia a strisce per servirla. Nel remoto caso in cui avanzasse, si può congelare.




*Il mio tocco, in effetti tanto mio non è, perché è ispirato da questa ricetta e consiste nella seguente piccola variante.
Prima di infornare la schiaccia, invece che irrorarla soltanto con l'olio di oliva, versateci sopra una salamoia ottenuta mescolando energicamente in una ciotolina, con una forchetta o con una frusta, 50 gr di olio con 50 gr di acqua e 5 gr di sale.
In questo caso non aggiungere sale grosso sulla superficie, o mettetene poco. Una volta sfornata la focaccia, volendo si può versare un altro filino di olio a crudo.




Ho rubato 7 giorni al sonno per completare questo post. Avrei voluto fare tanto meglio e tanto prima e soprattutto in questa settimana avrei voluto fare molte più cose di quelle che invece sono effettivamente riuscita a realizzare. 
Non rimane che darsi quella famosa e rincuorante pacca sulla spalla e dirsi che, nonostante tutto, sono stata abbastanza brava.
:-)




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